“Ascoltando non me, ma il Lògos, è saggio convenire che tutto è uno.”

[Eraclito di Efeso, frammento 50 DK]

Abbiamo sentito molte volte affermare che tutto è Uno, e che siamo collegati a ciò che ci circonda. Possiamo definirci come degli Iceberg che fanno parte dell’Uno chiamato mare.

Grazie a questa metafora di Vittorio Marchi, le cose sembrano essere più chiare e più comprensibili. Ci vediamo distanti dagli altri, ognuno con il proprio corpo e la propria identità, pensiamo di essere scollegati e composti di energie proprie. In realtà non è così.

Pensiamo ad un Iceberg. Di che cosa è fatto un iceberg? Di ghiaccio, e il ghiaccio è solamente acqua congelata. Però galleggia ed è composto di tutto quel tutto che noi chiamiamo mare, che altro non è, che acqua allo stato liquido, cioè sotto una forma diversa. Anche per noi è così. Siamo fatti di energia e vibrazione ma in uno stato diverso (quello fisico), che però è comunque parte di quel tutto in cui siamo immersi (come l’iceberg) che però non possiamo vedere. E solo per questo, ci immaginiamo divisi. Anche se in realtà siamo tutti immersi e composti da un mare di energia e vibrazione unico per tutti. C’è un’unica energia che come un fluido permea tutta la materia dell’universo (quindi anche esseri viventi, terra, pianeti, galassie, soli, e tutto quanto), ecco perché siamo UNO. Il nostro occhio e i nostri sensi possono avere accesso solo ad una parte dello spettro delle frequenze (ad esempio, gli ultravioletti, i raggi x, ecc. non li vediamo però ci sono e li usiamo) e in questo spettro possiamo percepire altre persone (o iceberg) simili a noi, ma non riusciamo a percepire l’unione che ci unisce, perché non abbiamo la possibilità di accedere a quelle determinate frequenze vibratorie. Noi tutti siamo uniti ad un livello molto profondo e questo lo dicevano migliaia di anni fa già gli Egiziani che lo chiamavano NUN e NUNET, ovvero la sostanza padre/madre che permea tutta la materia, e che esisteva già prima che venisse creato il mondo conosciuto.

Supponiamo che tutto sia “codificato” in una sorta di “lastra olografica cosmica” (l’ordine implicato di cui parla David Bohm o, il “campo di punto zero” della fisica dei quanti), al di fuori dello spazio e del tempo, coincidente con il “cosmo noetico” dei platonici e con l’Uno senza secondo di Parmenide e dei neo-platonici. Tale “lastra” conterrebbe tutte e sole le informazioni necessarie a generare l’ologramma in cui l’universo (l’ordine esplicato di Bohm) ci appare (il “mondo sensibile”) o, per meglio dire, appare alla coscienza (a ciascuno di noi, di volta in volta).

Bohm scrisse che «dobbiamo imparare a osservare qualsiasi cosa come parte di un’Indivisa Interezza»

L’io individuale è un frammento dell’Io Assoluto. La coscienza collettiva è parte della Coscienza Cosmica; il pensiero individuale è un frammento dell’Intelligenza Universale. Come la materia si esprime attraverso le forme così la Coscienza Cosmica si manifesta attraverso la moltitudine di coscienze individuali. In sostanza la coscienza individuale è la parte più piccola dell’unica Coscienza Cosmica che esiste e di cui fa parte, perché non può esistere materia, energia, percezione o intelligenza isolata: tutto ciò che esiste fa parte dell’Uno, del Tutto Cosmico.

La materia non è solida, non è separata (ci indica la fisica quantistica) quindi sul piano sostanziale, non siamo compartimenti stagni ma siamo tutti interconnessi. L’entanglement è una conseguenza delle strane regole probabilistiche della meccanica quantistica e permette una misteriosa connessione istantanea su lunghe distanze che sfida le leggi del mondo macroscopico (da qui l’aggettivo “fantasmatica” usato da Einstein). Bohm si convinse quindi che se le particelle subatomiche continuano a restare in contatto e ad influenzarsi anche a grandissime distanze è perché di fatto la loro separazione è un’illusione e che ad un certo livello profondo di realtà queste particelle fanno parte di uno stesso “organismo”. esiste un livello di realtà di cui non abbiamo minimamente coscienza e che se le particelle ci appaiono separate è perché noi siamo in grado di guardare solo uno strato della realtà. Esse di fatto fanno parte di un’unità profonda che risulta essere olografica e indivisibile. La conseguenza di ciò è incredibile: tutte le cose ad un livello più profondo della semplice realtà visibile sono intimamente connesse e tutta la natura non è altro che una rete ininterrotta.

L’Universo è comunemente definito come il complesso di tutto lo spazio con ciò che contiene, il che comprende tutta la materia e l’energia, i pianeti e suoi abitanti, le stelle, le galassie e il contenuto dello spazio intergalattico. Osservazioni di supernovae hanno dimostrato che l’Universo, almeno nella regione contenente l’universo osservabile, sembra espandersi a un ritmo sempre crescente. Ciò spiega l’INFINITO e le infinite possibilità.

Detto ciò possiamo affermare che TUTTO È UNO, e con l’entanglement abbiamo la conferma di essere tutti e tutto interconnessi, collegati indipendentemente dalla “distanza” e dall’apparente “spazio” che si crede separi persone e/o cose di qualsiasi genere.

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